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11 Via Benedetto Civiletti

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Abstract


Gli ambasciatori di eleganza amati anche in Giappone 

La tradizione sartoriale a Palermo abita all’atelier Crimi, dove dal 1970 si confezionano abiti per clienti di tutto il mondo, da Milano a Hong Kong, da Singapore agli Stati Uniti. Non a caso il sito internet della sartoria è in tre lingue: italiano, inglese e giapponese. Tra cachemire e gabardine, tasmanie australiane e tessuti pettinati inglesi si alternano Carmelo e Mauro Crimi, padre e figlio. Nel 1977 Carmelo vince il “Gran premio Minucci”, una sorta di Oscar del cucito, con un modello in doppiopetto preparato in soli cinque giorni.  Nel loro atelier hanno vestito Renato Guttuso, Salvatore Fiume, Brigitta Boccoli, Christian De Sica e tutto il clan circense della famiglia Orfei nelle sue numerose tappe a Palermo. Il segreto? “Fare di ogni abito un’opera unica, nel rispetto della tradizione sartoriale meridionale”.

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31. CRIMI - Mauro e Carmelo Crimi con un cliente giapponese.jpg 5 anni fa
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Via Sammartino, 9, Palermo, PA, Italia 0.09 km

I bozzetti amati dalla popstar Madonna e gli abiti ispirati alla Sicilia

La popstar Madonna, ritratta come una moderna Giovanna D’Arco, ha scelto i suoi bozzetti per il video “Rebel heart”. Ha lavorato per gli stilisti Dolce&Gabbana, Etro e la maison Versace. Sergio Daricello, nato a Milano da genitori palermitani e tornato in città dopo quasi venti anni di assenza, ha trasferito nelle sue collezioni la passione per il disegno, l’arte e l’architettura. Per alcuni suoi capi che hanno sfilato a Parigi, si è ispirato alla Villa Giulia arricchita nell’800 da Damiani Almeyda. Con Tiziana Capillo, sua socia col pallino della gioielleria artigianale, ha aperto questo atelier fatto di due stanze, laboratorio da un lato ed esposizione/prova dall’altro dove campeggia uno specchio a 3 ante degli anni ’20 da sartoria, regalo di un’amica. Alle pareti, tra foulard ispirati agli angoli di Palermo, manichini e campionari, stampe del ‘700 su Maria Antonietta, sua personale ossessione.

farmacia sparti 2.jpg
Via Brunetto Latini, 14, Palermo, PA, Italia 0.16 km

I vecchi mobili anni Trenta riportati a nuovo splendore

 A due passi dal Teatro Politeama, ombelico della città commerciale, ancora adesso mantiene l’atmosfera di un tempo. La farmacia, infatti, è un gioiello degli anni Trenta del secolo scorso che è sopravvissuto alle bombe della Seconda guerra mondiale – cadute pesantemente nel quartiere – ed è stato appena restaurato nel rispetto dei materiali e dei mobili d’epoca: i vecchi mobili che negli anni erano stati laccati di bianco sono tornati allo stato originale, le travi del soffitto sono a vista, e c’è ancora qualche antico bottiglione e qualche albarello di ceramica, oggetti che ricordano l’antico passato. Di recente, tra le vecchie carte, i proprietari hanno ritrovato i timbri antichi e le ricette per le preparazioni galeniche. A fondarla fu Vincenzo Sparti, suocero dell’attuale titolare Valeria Ciprì. Lui, titolare di una farmacia a Villabate, si trasferì a Palermo.

85. TABACCHERIA RIGGIO.JPG
Via Dante Alighieri, 82, Palermo, PA, Italia 0.25 km

Insegna, vetrine, scaffali Qui tutto è rimasto intatto

La prima foto della tabaccheria risale al 1870 ed è un affascinante spaccato dell’epoca, dai ragazzini con i calzoni corti alle donne con le gonne ampie fino ai piedi. Si chiamava allora Tabaccheria Matranga, e le sue radici affondano nelle vecchie norme per la titolarità delle rivendite, affidate in via prioritaria alle vedove di guerra. Nel 1920 Giulio Riggio lascia la tabaccheria nel suo paese di origine, Sutera, e rileva l’attività, che diventa negli anni il regno di fumatori (impossibile non trovare la pipa o il portasigarette desiderato) ma estende i suoi prodotti anche alle carte da gioco, agli articoli da scrittura, alla pelletteria. Dopo di lui si avvicendano i figli Enrico e Giuseppe e il nipote Carlo, attuale titolare. Dall’insegna alle vetrine agli scaffali, l’intero negozio è un gioiellino rimasto intatto.

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Via Villa Filippina, 1, Palermo, PA, Italia 0.32 km

Design e riciclo creativo Qui ogni capo è un’invenzione

Il rigore delle macchine da cucire a pedale e l’estro del design che reinterpreta stili e mode, il palermitano che prende appuntamento per farsi confezionare un abito da cerimonia o la turista che volteggia con una gonna: c’è tutto questo all’interno della sartoria Maqueda, spazio atelier di Alice Salmeri, dove si trovano abiti e accessori fatti a mano dalla stilista. Laurea al Polimoda di Firenze, parentesi lavorative in Toscana e Danimarca, una linea ecosostenibile, “Mitzica recycle” basata sul riciclo creativo lanciata nel 2005, quando l’idea del capo unico realizzato da uno scampolo sembrava pura avanguardia. “Mi piace l’idea di essere pioniera a casa. E poi mi mancava il clima”. Lo stesso che le permette di tenere tutto l’anno cappotti e costumi, per i tanti turisti che fanno tappa da lei, “ma ci sono anche clienti che fanno balli dell’800 e si fanno confezionare abiti su misura”.

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Via Dante Alighieri, 124, Palermo, PA, Italia 0.32 km

Tisane, “droghe”, spaccapietra Una storia lunga tre secoli 

Sulla targa di via Dante c’è scritto 1769. A quella data rimonta l’apertura della prima erboristeria dei D’Angelo. Con molta probabilità dev’essere proprio questo l’esercizio commerciale più antico di Palermo. Ma Giovanni D’Angelo precisa che la fondatrice fu la trisavola Dorotea Oliveri e che, solo dopo aver sposato un D’Angelo, il negozio prese il nome attuale. Vicino al Capo, miscelava con il bilancino le giuste quantità di “droghe”, dalla “spacca-pietra”, alla malva per curare le ostruzioni renali. Alle 7 l’erboristeria D’Angelo è già aperta. Nel laboratorio c’è un piccolo gioiello, il bancone miscelatore progettato da papà Giuseppe trent’anni fa. Da D’Angelo Serafino, nell’800 il testimone passa a Giovanni, nonno dell’attuale titolare.  Dello “spaccapietra” se ne vendono trenta boccali ogni giorno: è fatto di gramigna, fiore di ficodindia per curare la “renella”.

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Via Ruggero Settimo, 74, Palermo, PA, Italia 0.38 km

La scarpa su misura da scegliere a suon di musica

Calzature artigianali personalizzate esposte insieme a dischi in vinile in uno spazio che sintetizza il gusto e la passione dei suoi proprietari: Bizio Rizzo e Marilena Sardina. Non un semplice negozio ma uno “studio artigianale” in cui progettare il proprio paio di scarpe seduti sul comodo divano di pelle, guidati dalla musica in sottofondo che ne suggerisce lo stile. Ci si può lasciare ispirare dal punk, dal rock o dal pop, scoprendo storie e mondi legati alla musica di cui Rizzo è appassionato ma anche, in quanto musicista, protagonista. Il tutto sotto la supervisione di sua moglie Marilena Sardina che disegna e progetta le calzature, realizzate poi nella fabbrica di famiglia, la Scius Italia. Tre generazioni di artigiani calzaturieri che dal 1945 seguono i dettami della migliore tradizione del Made in Italy nella scelta dei materiali e nella lavorazione del prodotto.

cuochini 1.jpg
Via Ruggiero Settimo, 68, Palermo, PA, Italia 0.39 km

Due secoli di rosticceria mignon per l’antesignano dello street food

Un “buco” che esiste dal 1826. All’interno del cortile nobile di Palazzo De Stefano, ha sempre prodotto peccatucci di gola (timballi, panzerotti, arancinette e pasticcini) da consumare a tutte le ore della giornata. Né bar né caffè: è una sorta di proto-rosticceria che ha inventato il formato mignon, molto prima che lo street food andasse di moda. Una volta varcato il portone ci si ritrova in un’oasi di tranquillità grazie al cortile, mentre le foto in bianco e nero della Palermo di una volta spiccano sulle piastrelle bianche alle pareti. I fratelli Allegra che avevano intrapreso l’attività, si erano ispirati alle sontuose libagioni dei palazzi nobiliari, preparando però lillipuziani pezzi di rosticceria. La più antica “cucina” di Palermo è stata gestita fino a pochissimi anni fa dai tre fratelli Allegra (due cuochi e il più giovane al banco), quando è passata alla famiglia Valentino.

66. Opificio delle Arti - Il montaggio della vetrata nella basilica della Trasfigrazione sul Monte Tabor.JPG
Via Guglielmo Marconi, 69, Palermo, PA, Italia 0.4 km

La lavorazione artistica del vetro arrivata anche in Terra Santa

Nella lavorazione artistica del vetro è un maestro. Progetta, realizza e restaura vetrate e oggetti in vetro. Per apprezzare le sue creazioni bisogna visitare il suo laboratorio vicino all’antica stazione ferroviaria Lolli. Calogero Zuppardo, architetto, nato a Camporeale, ha riscoperto a metà degli anni Ottanta l’antica tradizione vetratista palermitana. La sua esperienza ha superato i confini siciliani e ha raggiunto la Terra Santa dove è stato chiamato per salvare dal degrado alcune opere d’arte dell’Ottocento e Novecento. Le vetrate nella Basilica della Trasfigurazione sul Monte Tabor e nella chiesa del Buon Pastore a Gerico. Insieme al figlio Vincenzo, architetto anche lui, Calogero Zuppardo ha progettato e realizzato nel 2014 la vetrata artistica per la cappella centrale all’interno del carcere Ucciardone, a Palermo. Ha dato vita all’Opificio delle arti e all’associazione Il Baglio, simbolo della condivisione di diverse esperienze di artigianato d’arte.

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Piazza Ruggiero Settimo, 15, Palermo, PA, Italia 0.41 km

Il capolavoro di Damiani Almeyda dominato dalla Quadriga di Rutelli

La grande passione per gli scavi di Ercolano e Pompei è alla base delle scelte stilistiche dell’architetto e ingegnere Giuseppe Damiani Almeyda, nel concepire il progetto del Politeama. Alla guida dell’ufficio tecnico del Comune di Palermo, Almeyda riuscì a realizzare l’opera e a inaugurarla nel 1874. In realtà, una prima idea era stata già avanzata nel 1860, quando il pretore Giulio Benso, duca della Verdura, aveva deciso di dotare la città di un teatro diurno e circo olimpico, vista la popolarità di spettacoli equestri e acrobatici. Ma Damiani Almeyda diede un’interpretazione personale e originale al progetto, caratterizzato da uno spiccato gusto per la policromia, colonnati e statue allegoriche. In cima al grande ingresso svetta la Quadriga bronzea di Mario Rutelli.

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Via Volturno, 51, Palermo, PA, Italia 0.49 km

I segreti degli antichi canestrai per tavoli, sedie e nasse

Vincenzo Ganci ha imparato i segreti dei canestrai andando a bottega a soli dieci anni. Nel dopoguerra ha aperto il suo laboratorio in via Carini e da venticinque anni si è trasferito in via Volturno. Insieme a suo figlio Arcangelo, fabbrica tavoli, sedie, nasse come lampadari e cesti di vimini che oggi riempiono il negozio e la strada: tutti realizzati intrecciando i rami lunghi e flessibili alla stessa maniera in cui si faceva secoli fa. Il procedimento è sempre lo stesso: una conoscenza in cui il tempo e la pazienza fanno da protagonisti. Seduti uno di fronte all’altro, dentro il loro laboratorio, i due artigiani hanno una maestria tale che paiono suonare qualcosa a memoria. Non guardano le loro mani che intrecciano o la loro opera che prende forma, guardano piuttosto gli amici che vanno a trovarli: una sedia di vimini su cui sedersi è sempre a disposizione.

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Via Sperlinga, 32, Palermo, PA, Italia 0.49 km

Gli abiti siciliani che hanno conquistato gli arabi

Il nome nasce da un gioco di parole legato alle iniziali della sua ideatrice, Daniela Vinciguerra, e la libertà di giocare con la fantasia e le forme salta subito all’occhio in questo lungo spazio che si articola tra quattro vetrine su via Sperlinga e via Pignatelli, in un gineceo dove un solerte staff, tutto al femminile, consiglia tra capi di abbigliamento, accessori, gioielli, complementi di arredo e oggetti per la casa. “Lavoriamo con materie prime italiane e sarte siciliane”, spiega Daniela Vinciguerra, una passione per l’architettura specchiata nei suoi tagli a uovo e nelle linee geometriche e morbide allo stesso tempo. Uno stile che ha conquistato oltre alla clientela siciliana quella araba, “soprattutto a Dubai, Riad, Yemen”. Vuedu è anche una vetrina per le creazioni di designer siciliani e stranieri e un brand che si studia nei corsi di Architettura e disegno industriale.

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Via Volturno, 12, Palermo, PA, Italia 0.53 km

Ricami da un secolo e mezzo per i Florio, i Lanza, gli Alliata

Con mano ferma tratteggia puttini e volute, motivi floreali e stemmi nobiliari. Non c’è disegno che sia troppo difficile per Luciano Cottone, 57 anni, terza generazione di disegnatori di ricami e noto in tutta la Sicilia. Dal 1899, i Cottone soddisfano le richieste di nobili ed esponenti del clero, madri ansiose di realizzare una dote ricca per le proprie figlie o semplicemente persone innamorate del bello. La bottega di via Volturno è un punto di riferimento per ricamatori di tutta l’Isola. L’appassionato titolare disegna a mano libera, è capace di soddisfare ogni richiesta: dalle vezzose lenzuola per neonati ai paramenti liturgici, ai ricami per abiti da sposa. Se il nonno aveva tra i clienti più esigenti i Florio, gli Alliata, i Lanza di Scalea, i disegni di Luciano Cottone sono arrivati nel Santuario di Padre Pio, negli Stati Uniti, in Canada e anche in Iran, sotto forma di ricami sul cappotto di un principe.

 

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Via Domenico Scinà, 217, Palermo, PA, Italia 0.55 km

“Monelle”, fiere, dee, barocche Ecco le ceramiche al femminile

Dopo avere fatto il giornalista, un bel giorno di circa trent’anni fa, Emilio Angelini venne risucchiato dalla sua antica passione, quella che gli aveva fatto scegliere il liceo artistico. Cominciò così un lavoro appassionato di creazione e di ricerca che lasciava spazio per poco altro: all’inizio, però, la timidezza aveva la meglio su Emilio, tanto da impedirgli di firmare i suoi pezzi. Finché non incontrò Pietra Gramasi, sua inseparabile compagna di liceo, ceramista anche lei, che diventò la sua compagna anche nella vita, spingendolo a dare una chiara paternità alle opere.  La bottega d’arte di Emilio Angelini è un piccolissimo scrigno in cui vivono creature fantastiche. Ci sono le “monelle pazze”, che racchiudono i caratteri di ogni donna: chi con il seno fieramente scoperto, come una ninfa eterna, chi con la vanità di un orecchino al lobo, chi con i capelli fieri e indomabili.

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Piazza Verdi, Palermo, PA, Italia 0.57 km

Dietro il sipario del tempio della lirica

Che effetto fa salire sul palco del Teatro Massimo, come i cantanti d’opera, e vedere il colpo d’occhio della magnifica sala? Che effetto fa svelare i segreti del palcoscenico tra le scenografie, gli attrezzi e gli abiti di scena? Per provarlo, basterà fare questa visita che “ribalta” il punto di vista tradizionale degli spettatori. E godere in modo inedito del fascino del Teatro Massimo, terzo per dimensioni dopo l’Opéra National di Parigi e la Staatsoper di Vienna. Progettato dal celebre architetto Giovan Battista Filippo Basile e realizzato fra il 1875 e il 1897, il Teatro occupa 7.700 metri quadrati e sorge sull’area di un antico complesso religioso di suore, che fu abbattuto per far posto all’ambizioso progetto “Massimo”. Secondo una diceria popolare, la notte si aggirerebbe ancora il fantasma di una monaca del monastero demolito.

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Piazza Verdi, Palermo, PA, Italia 0.57 km

Cupola e merletti Liberty, il gioiello progettato da Basile

Nella sua cupola conserva la cifra delle future costruzioni del Basile, così particolare da sembrare futurista, e invece risale a fine Ottocento, un piccolo gioiello Liberty. Quella cupola, tipica delle torri carioca, era un omaggio-vezzo al viaggio in Brasile fatto dall’architetto Basile, ma a rendere particolare lo stile sono anche i “merletti” in ferro battuto che fanno da contrasto con il rosso che fa da sfondo  e su cui si staglia, in caratteri dorati, il nome Ribaudo. Una zona dove il Basile ha disseminato con il suo stile uno degli angoli più belli della città. Inizialmente adibito alla vendita di bibite, il chiosco – progettato in stretto dialogo con il teatro Massimo – vendeva soprattutto acqua e anice, molto in voga per i tempi, ma era anche biglietteria ed edicola. Poi ha iniziato a vendere tabacco e caramello, finendo per consolidarsi come tabaccheria.

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Corso Camillo Finocchiaro Aprile, 129, Palermo, PA, Italia 0.68 km

Il tempio del caciocavallo fondato settant’anni fa

L’intenso profumo di cacio arriva ancor prima che il cliente riesca a varcare l’ingresso di quel regno di prelibatezze. G. Formaggi, dall’iniziale del cognome della famiglia Garofalo che lo gestisce ininterrottamente dal 1948, è il punto di riferimento per gli appassionati di caciocavallo di mezza Sicilia. A ogni ora della giornata, la piccola bottega di corso Olivuzza (come è conosciuto corso Camillo Finocchiaro Aprile) è pieno di clienti. Quei parallelepipedi perfetti, in ordine e in bella mostra sugli scaffali di legno, di stagionatura e pezzatura diversa, tutti prodotti a Montelepre, sono il core business della bottega, premiata nel 2016 come negozio storico dalla Cidec. Ad affettare pecorino e parmigiano, canestrato e primosale, ci sono Salvatore e Giuseppe, figli di Gaetano Garofalo, che a 88 anni si vede spesso in negozio per inebriarsi degli odori della sua creatura.

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Via Bara All'Olivella, 115, Palermo, PA, Italia 0.69 km

Creazioni in lava, corallo e argento esposti pure al British Museum

Nella sua officina da orafo, attrezzi da falegname convivono felicemente con testi letterari, pietre laviche con titanio, legno di ulivo con lapislazzuli: da diciotto anni la creatività dei gioielli contemporanei di Roberto Intorre, “architetto e sognatore” è un punto di riferimento, tra tradizione e innovazione. Non a caso la sua collezione “Gocce di magma”, caratterizzata da contrasti tra la pietra lavica, il corallo, l’argento, è stata scelta dal British Museum di Londra per rappresentare l’identità culturale siciliana nella mostra “Sicily: culture and conquest”. Per celebrare i 500 anni dell’Orlando Furioso, Intorre ha creato “Il viaggio meraviglioso”, opera composta da nove icone-gioiello dove ogni personaggio è un monile inserito in un contesto narrativo che ricorda, architettonicamente, il teatro dell’Opera dei Pupi. Nella stessa strada, non a caso, lavora la famiglia Cuticchio.

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Via Alberto Favara, 8, Palermo, PA, Italia 0.69 km

Un viaggio nel tempo tra libri e antiche macchine

Il libro che più li ha emozionati nel loro lavoro di rilegatori è un manoscritto del 1100 in pergamena. I due fratelli Barone portano avanti la storica legatoria, aperta nel 1917 dal padre alle spalle del Teatro Massimo. Fin da bambini hanno imparato i segreti del mestiere, già a cinque anni frequentavano la bottega. Entrare dentro la legatoria Barone è come compiere un poetico viaggio nel tempo. La pressa a torchio che usano ancora ha più di duecento anni, la macchina per cucire i libri ne ha settanta: una modernità visto che il padre ha iniziato cucendoli a mano. Le pareti delle due stanze sembrano fatte di carta, rivestite come sono da scaffali pieni di volumi in lavorazione, di libri commissionati e mai ritirati, di risme e scatole piene di fogli. Il lavoro di una vita e insieme i ricordi: ritagli di giornale che parlano della loro attività, fotografie e il ritratto del padre di cui custodiscono l’arte antica.

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Vicolo Pilicelli, Palermo, PA, Italia 0.7 km

Gli eredi dei “contastorie” che costruiscono i pupi

Nipote del celebre contastorie e puparo Peppino Celano, Gaetano Lo Monaco Celano porta avanti l’arte del cunto e dei pupi. Lo fa nello storico laboratorio del Capo, lo stesso in cui il nonno costruiva le sue storie. Nel laboratorio ci sono i “ferri dei pupari”, ossia gli strumenti per realizzare i pupi: legno, acciaio e stoffe colorate. Insieme sono esposte le opere da ultimare e quelle finte, armature finemente cesellate, scenografie e pupi interamente realizzati a mano. Una piccola, umile, fabbrica delle meraviglie. Come gli ha insegnato il nonno, la sua arte comprende la realizzazione artigianale dei pupi fino agli spettacoli in cui si ripercorrono le classiche storie e se ne aggiungono sempre di nuove. “Realizzo i pupi da quando ero bambino – racconta – Big Jim lo facevo diventare Rinaldo: gli mettevo i fili meccanici, lo addobbavo come un paladino e gli facevo cantare l’Orlando Furioso”.

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Via Bara All'Olivella, 72, Palermo, PA, Italia 0.7 km

Le donne che reinventano il cappello siciliano

Uno dei simboli siciliani – la coppola – rivisitato in chiave moderna, liberato dai pregiudizi e da un passato che non gli appartiene più. Il nome Tanto di coppola- la versione siciliana del francese chapeauo dell’italiano tanto di cappello- è un modo per omaggiare il copricapo e rivisitarlo in chiave moderna, facendolo diventare così simbolo di creatività e sviluppo del territorio. Le coppole sono, infatti, realizzate da un gruppo di donne di San Giuseppe Jato, ricamatrici, cucitrici, sarte formate e aggiornate per realizzare una produzione artigianale le cui conoscenze rischiano di perdersi. Nel negozio di via Bara all’Olivella ognuno può creare la sua coppola e personalizzarla secondo i propri gusti oltre che godersi una chiacchierata con Raffaella Candido che accoglie palermitani e turisti dando consigli e indicazioni. Ma attenzione, avverte, “il prodotto va alla testa e può causare dipendenze”.

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