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La dimora neoclassica lungo il Dromo

Nella valle di Larderia, come in quella attigua di Zafferia, tra il Settecento e l’Ottocento, sorsero numerose ville di campagna abitate dall’aristocrazia imprenditoriale cittadina. Lungo l’asse viario del Dromo, che proseguiva a sud fino alla valle dell’Alcantara, fu realizzata Villa Lella Pulejo, elegante in stile neoclassico, come rivela il solenne ingresso porticato. Al suo interno si conservano affreschi ottocenteschi e varie opere d’arte databili tra il XVII e il XIX secolo. Di recente, gli antichi magazzini seminterrati sono diventati sede di un centro benessere collegato alla destinazione alberghiera degli ambienti soprastanti. Il giardino, con un ampio terrazzo sullo Stretto e alberi secolari, offre una straordinaria vista. Nell’antica cavallerizza si può ancora vedere il rifugio anti-bombe scavato nella roccia, nel periodo della seconda guerra mondiale.

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Museo-Regionale-Interdisciplinare-1.jpg
Viale della Libertà, 465, Messina, ME, Italia 6.66 km

Caravaggio, Antonello e le altre meraviglie. Ecco il luogo dei capolavori

I fiori all’occhiello sono due preziose opere di Antonello e altre due di Caravaggio, ma anche le splendide sculture manieriste “Scilla” e “Nettuno” di Montorsoli. E c’è tanto altro da ammirare nel nuovo Museo, che ha finalmente aperto i battenti l’anno scorso dopo oltre trent’anni di cantiere a più riprese. Il MuMe accoglie i visitatori nella sua struttura espositiva all’avanguardia, circondata da un grande parco verde, dove sono dislocati frammenti architettonici pre-terremoto, rimasti per un secolo a giacere nei depositi a causa della mancanza di spazio. Il Museo offre un percorso completo, a partire dall’età greca fino ai primi anni del Novecento, secondo un criterio cronologico e con un apparato di didascalie differenziate cromaticamente. Valorizzata la collezione del Museo Civico Peloritano. Dopo il 1908 era stata salvata, ma esposta solo parzialmente nei locali di un’antica filanda, adibita a sede museale sino a qualche anno fa, il cosiddetto Museo vecchio, attiguo al nuovo.

Chiesa-di-Gesù-e-Maria-del-Buonviaggio-al-Ringo-2.jpg
Viale della Libertà, 313, Messina, ME, Italia 6.85 km

Il luogo di devozione dei marinai risparmiato dal sisma

La chiesa del Buonviaggio, “sponsorizzata” dalla famiglia del sacerdote Lorenzo Abate, sorse fuori le mura, alla fine del 1500. In un piccolo borgo di pescatori, era un luogo di conforto e preghiera per i naviganti. Sul prospetto principale, le statue di Gesù e Maria, ancor oggi al loro posto nonostante calamità naturali e numerosi rimaneggiamenti, sostenevano, un tempo, due lampade a olio, per illuminare simbolicamente lo Stretto e l’attività della gente di mare. Ma la chiesa era chiamata anche ⎼ e lo è tuttora ⎼ “del Ringo”, perché nella spiaggia antistante, in epoca medievale, si disputavano tornei con i cavalli berberi, come pure nel vicino rione Giostra si svolgevano le “giostre” dei cavalieri. All’inizio del Seicento, fu affidata alla Congregazione di Gesù e Maria di padre Antonio Fermo. Ai giorni nostri, l’antica devozione alla Madonna del Buonviaggio si rinnova grazie all’omonima confraternita. La chiesa è uno dei pochi edifici di culto rimasti quasi indenni nel 1908 e presenta al suo interno importanti opere d’arte del XVII-XVIII secolo, tra cui una grande pala di Gaspare Camarda raffigurante il Trionfo della Croce e la tela della Madonna del Buonviaggio con in basso una veduta seicentesca della città.

Castel-Vinci-1.jpg
Castanea delle Furie, ME, Italia 7.83 km

La villa dalle forme di un castello costruita dopo il terremoto

A Castanea, frazione collinare a pochi chilometri dal centro cittadino, si nasconde un tipico esempio di architettura eclettica, che risale alla prima fase di ricostruzione di Messina dopo il terremoto del 1908. Il repertorio decorativo della Villa richiama uno stile medievaleggiante, con torrette, bifore e fregi grotteschi. La costruzione, articolata in vari corpi di fabbrica, è in armonia con il paesaggio dei monti Peloritani. Castanea era considerato un luogo ideale di villeggiatura, già nel XIX secolo, non solo per i messinesi, ma anche per alcuni aristocratici e regnanti europei, come attestano documenti e testimonianze nelle numerose ville rimaste sul territorio. Oltre all’architettura originale e alla rigogliosa vegetazione, la visita è gradevole e interessante grazie pure alla presenza di vari frammenti lapidei provenienti dalle macerie del catastrofico sisma.

Via Chiesa dei Marinai, Messina, ME, Italia 8.22 km

Il tempio che custodisce il celebre Vascello d’argento

A Castanea, frazione collinare a pochi chilometri dal centro cittadino, si nasconde un tipico esempio di architettura eclettica, che risale alla prima fase di ricostruzione di Messina dopo il terremoto del 1908. Il repertorio decorativo della Villa richiama uno stile medievaleggiante, con torrette, bifore e fregi grotteschi. La costruzione, articolata in vari corpi di fabbrica, è in armonia con il paesaggio dei monti Peloritani. Castanea era considerato un luogo ideale di villeggiatura, già nel XIX secolo, non solo per i messinesi, ma anche per alcuni aristocratici e regnanti europei, come attestano documenti e testimonianze nelle numerose ville rimaste sul territorio. Oltre all’architettura originale e alla rigogliosa vegetazione, la visita è gradevole e interessante grazie pure alla presenza di vari frammenti lapidei provenienti dalle macerie del catastrofico sisma.

Castello-SS.-Salvatore-e-Stele-Madonnina-del-Porto.jpg
Via S. Raineri, Messina, ME, Italia 8.3 km

Un colpo d’occhio sullo Stretto e la città

La Madonnina del porto, simbolo di Messina, abbraccia e benedice con la celebre frase “Vos et ipsam benedicimus” (Benediciamo voi e la stessa città), tratta dal testo sacro che, secondo la tradizione, la Madonna in persona scrisse nel 42 dopo Cristo. La stele, progettata dall’ingegnere Francesco Barbaro, è opera dello scultore messinese Tore Edmondo Calabrò, che la realizzò nel 1934, su commissione dell’arcivescovo Angelo Paino. Alta 35 metri, è a pianta ottagonale, in cemento, rivestita di pietra di Trapani. In cima, la statua bronzea della Madonna della Lettera, protettrice della città, si ispira al simulacro di Lio Gangeri, portato in processione il 3 giugno. La stele è collocata sul torrione del Forte San Salvatore, all’estremità della mitica “falce” del porto. La fortezza fu voluta dall’imperatore Carlo V, al posto del monastero basiliano del Santissimo Salvatore dei Greci, importante centro religioso e culturale, demolito e ricostruito nella zona nord. Nel corpo del Forte detto Campana, sono allestite mostre permanenti sulla storia dei fari, sull’antica cartografia dello Stretto e sulla Marina militare.

CHIESA~1.JPG
Via San Giovanni di Malta, 2, Messina, ME, Italia 8.47 km

Il martire cristiano ucciso dai pirati e la sorgente d’acqua prodigiosa

La chiesetta è legata alla storia di un martire cristiano al quale la Città è molto devota. Placido nacque nel 515, da un nobile romano e dalla messinese Faustina. Colto da profonda vocazione, rinunciò ai suoi beni. Venne inviato in Sicilia e fondò, nel 535, il primo monastero benedettino dell’Isola, ma nel 541 trovò la morte, con la sorella Flavia, i fratelli Eutichio e Vittorino e una trentina di monaci. Fu, infatti, torturato e ucciso dai pirati turchi, proprio nel luogo di culto che finì incendiato e verrà poi ricostruito in epoca normanna e di nuovo nel 1588. Dopo il ritrovamento delle reliquie, compresa la lingua del santo in un vasetto, e la scoperta di una sorgente d’acqua ritenuta miracolosa, il sito divenne meta di pellegrinaggi. Da qui, nel 1608, passò anche Caravaggio in fuga da Malta, sotto la protezione del Gran Priorato di Sicilia dei Cavalieri di Malta, che si era insediato nell’antico complesso religioso. La chiesa rinascimentale, più volte ristrutturata, fu drasticamente “tagliata” dopo il 1908 per far spazio al palazzo della Prefettura.

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Viale Boccetta, Messina, ME, Italia 8.7 km

L’antica insediamento francescano ritratto anche da Antonello

Le sue imponenti absidi merlate sono raffigurate nel famoso dipinto “La Pietà con tre angeli” di Antonello da Messina, esposto al Museo Correr di Venezia. Edificata nel 1254, la chiesa di San Francesco faceva parte del primo complesso religioso dell’Ordine in Sicilia, costruito in onore del santo, 28 anni dopo la sua morte, per volere di alcuni nobili messinesi. La dedica all’Immacolata è successiva e si spiega con la forte devozione della città al culto mariano. Dai crolli del 1908 si salvarono solo le absidi. L’edificio venne ricostruito, spostandolo però di alcuni metri per far posto agli uffici dell’Intendenza di finanza. Dopo i nuovi danni dei bombardamenti, fu ristrutturato nel 1954 e riaperto al culto. Nel 1965, nella piazzetta della chiesa che presenta un gran rosone sulla facciata, è stata collocata una statua bronzea di san Francesco, opera dello scultore messinese Antonio Bonfiglio. All’interno, è originale una parte del pavimento policromo. Di pregio la settecentesca statua argentea dell’Immacolata.

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Sacrario Cristo Re, Messina, ME, Italia 8.99 km

Medioevo e Grande Guerra, dove le epoche si intrecciano

Qui convivono il passato remoto e quello prossimo: la torre merlata medievale e il Sacrario. La prima è quella appartenente all’antica fortezza di Rocca Guelfonia, dove nel 1284 venne rinchiuso Carlo II d’Angiò “lo storpio”, sconfitto in una battaglia navale dalla flotta siciliana-aragonese. Sulla torre, c’è la terza campana più grande d’Italia, con il bronzo fuso dei cannoni del primo conflitto mondiale. Accanto, l’imponente Sacrario inaugurato nel 1937, ispirato alla basilica di Superga, con una cupola in stile barocco. Edificio-simbolo di memoria storica, per rendere omaggio ai soldati morti nelle due guerre. In una nicchia della scalinata esterna c’è una scultura marmorea di Cristo Re realizzata da Tore Calabrò. Dentro, riposano le salme dei caduti e su di loro veglia il monumento al Milite ignoto di un altro artista messinese, Antonio Bonfiglio. Le due grandi tele sono di Salvatore e Guido Gregorietti. Circondano la scupola le otto statue in bronzo di Teofilo Raggio, in stile razionalista, raffiguranti le Virtù teologali e cardinali.

Sacrario Cristo Re, Messina, ME, Italia 8.99 km

Da castello medievale a prigione borbonica

Appartenevano al corpo del Castello di Matagrifone o Rocca Guelfonia, la cui fondazione, come struttura difensiva strategica, su una collinetta dominante la città, si attribuisce a Riccardo Cuor di Leone, il re inglese in viaggio nel 1190 verso il Santo Sepolcro. Oppure, una costruzione fortificata esisteva già e il sovrano la ampliò. Il nome Matagrifone deriverebbe da “Mata griffoni”, cioè ammazza i Greci-Bizantini, e Rocca Guelfonia da “Rocca del re guelfo”, ovvero Riccardo (guelfo perché sosteneva la casa di Sassonia, mentre i ghibellini parteggiavano per la casa di Svevia). La fortezza fu potenziata nei secoli XV-XVI, per volere dei sovrani Ferdinando “il cattolico” e Carlo V. Durante la dominazione borbonica, venne utilizzata come prigione dove vennero recluse anche donne. Oggi rimangono la torre accanto al nuovo Sacrario, tracce delle mura fortificate e un imponente portale cinquecentesco con mascherone, ingresso delle Carceri ottocentesche nell’omonima via. Durante la guerra, gli ambienti ipogeici furono destinati a rifugio antiaereo.

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Via Consolato del Mare, Messina, ME, Italia 9.06 km

Nel cuore del Palazzo comunale due luoghi della memoria

Palazzo Zanca, sede del Comune, custodisce due raccolte museali molto interessanti sull’antica Zancle e sulle tradizioni popolari locali. L’Antiquarium espone preziosi reperti archeologici, che ricostruiscono la storia della città dal periodo greco a quello medievale, rinvenuti, negli ultimi decenni, nell’area del cortile interno dello stesso Palazzo o in altri siti vicini. La mostra permanente sulla “Vara” di Ferragosto e sui Giganti Mata e Grifone, ritenuti i progenitori dei messinesi, raccoglie, invece, materiale iconografico relativo alla celebre festa dello Stretto, che ha come protagonista, dal 1535, la machina piramidale dell’Assunta. La processione, con migliaia di fedeli, incantò anche famosi scrittori e viaggiatori del Grand tour. La rassegna espositiva è stata allestita grazie a una sinergia tra Comune, Comitato Vara e Associazione Amici del Museo. Rappresenta il primo nucleo di un costituendo Museo della Vara e dei Giganti.

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Strada Comunale Scoppo, Messina, ME, Italia 9.13 km

Il rifugio antiaereo dove si rivive la guerra

Chi ha vissuto l’esperienza diretta della Seconda Guerra mondiale ricorda un suono sinistro, che spesso coglieva all’improvviso, di giorno, o di notte, costringendo tutti a precipitarsi fuori dalle case. Le sirene annunciavano un imminente bombardamento. I cittadini si riversavano nei rifugi, bunker sotterranei, che di solito riuscivano a resistere alla pioggia di ordigni sganciati dagli aerei, ma il rischio di crolli e di rimanere intrappolati c’era comunque. Uno di questi ricoveri venne realizzato alle spalle del Convitto “Alfredo Cappellini” in viale Boccetta. Era stato scavato nella collina alluvionale, esempio unico nel suo genere nell’Italia meridionale, attrezzato per ospitare fino a mille sfollati. Durante l’ultimo conflitto, il 94 per cento degli edifici cittadini subì danni, poiché Messina pagò il suo ruolo strategico di porta della Sicilia. Questo luogo trasuda storia di dolori, stenti, paure, speranze di sopravvivere e di dimenticare gli orrori della guerra. Oggi, dopo i restauri, grazie a fotografie, manifesti, giornali, divise, armi, cartografia, medaglie e cimeli vari esposti, torna la memoria storica.

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Via XXIV Maggio, 58, Messina, ME, Italia 9.17 km

Lo scrigno degli undici fercoli in processione il Venerdì Santo

Questo edificio religioso custodisce gli undici gruppi statuari che rappresentano le “stazioni” della Passione di Cristo, portati in processione il Venerdì Santo. Si tratta di una tradizione molto cara ai messinesi, le cui origini risalgono al XVI secolo. I simulacri, fino al terremoto del 1783, erano conservati in una cappella annessa al palazzo cinquecentesco appartenuto ai principi Balsamo e poi alla famiglia Grano, sede delle Arciconfraternite del Rosario dei Santi Apostoli Simone e Guida e del Rosario della Pace e dei Bianchi. Crollati palazzo e cappella, nel 1932 venne costruito un nuovo Oratorio della Pace, che ha come portale d’ingresso un finestrone del 1609, proveniente dal monastero di San Placido Calonerò. Oggi l’Oratorio è di proprietà dell’Arciconfraternita degli Azzurri e della Pace dei Bianchi, mentre le undici “Varette” sono sotto la custodia della Confraternita del Santissimo Crocifisso.

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Via XXIV Maggio, Messina, ME, Italia 9.21 km

Fontana, Casorati, Guttuso. A spasso tra i grandi del Novecento

La Galleria d’arte, intitolata al critico d’arte messinese Lucio Barbera, custodisce una collezione di grande pregio che comprende opere di artisti del ventesimo secolo di fama nazionale e internazionale del calibro di Lucio Fontana, Felice Casorati e Alighiero Boetti. Rappresenta al suo interno tante correnti artistiche da quella neorealista del periodo del dopoguerra (Felice Canonico, Giuseppe Santomaso), al movimento della Pop Art italiana (Franco Angeli, Mimmo Rotella) insieme alle sorprendenti installazioni di Agostino Bonalumi o alle sculture di Giò Pomodoro e di Giuseppe Mazzullo. Una sezione a parte è dedicata agli artisti che hanno fatto grande il Novecento messinese, e più in generale quello siciliano: tra questi Renato Guttuso, Giuseppe Migneco, Giulio D’Anna. All’interno della Galleria d’arte è possibile visitare anche la mostra permanente “La vita non è un Sogno” dedicata al poeta Salvatore Quasimodo, premio Nobel per la Letteratura (1959).

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Piazza Duomo, Messina, ME, Italia 9.21 km

Tra storie della città e un leone ruggente, il più grande marchingegno del mondo

Non si può pensare a Messina senza che la mente vada a uno dei suoi simboli più significativi : l’orologio astronomico.
Incastonato nel campanile del Duomo, faticosamente rimesso in piedi dopo il terremoto del 1908, ha visto la luce grazie agli operai-artisti della prestigiosa ditta Ungerer, di Strasburgo. I meccanismi, infatti, riprendono un po’ quelli dell’orologio astronomico della città nordeuropea; ma uno “zampino” lo mise anche Papa Pio XI, che regalò all’allora arcivescovo della città, Angelo Paino, un modellino funzionante del famoso orologio. E questi ne fu così entusiasta che ne commissionò uno simile, dando vita così al più grande e più complesso orologio astronomico del mondo.
Qui, il tempo è scandito attraverso un vero e proprio racconto con personaggi semoventi: al primo piano è raffigurata l’esperienza terrena con statue simbolo delle fasi della vita – infanzia, giovinezza, maturità e vecchiaia – tra cui, beffarda, si cela la morte.
Più sotto, invece, ecco i giorni della settimana, impersonati da altrettante divinità greche alla guida di un carro trainato da differenti animali.
Il secondo piano è dedicato alla vita di Cristo (nascita, Pasqua e Pentecoste) mentre il terzo, dominato da un poderoso gallo, racconta la rinascita di Messina con le statue di Dina e Clarenza, valorose cittadine dei Vespri siciliani, simbolo della lotta contro gli Angioini. Infine, il leone: stringe la bandiera di Messina e la fa sventolare tre volte al giorno. E a mezzogiorno, puntuale, ruggisce, per ricordare a tutti la forza d’animo della sua gente.

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Piazza Duomo, Messina, ME, Italia 9.21 km

Dal portale gotico ai matrimoni regali, qui rivive la città medievale

Avvicinatevi e sentirete il profumo di una storia lontanissima, che data 1197: in quell’anno, questa imponente chiesa venne consacrata, alla presenza di quell’Enrico VI figlio di Federico Barbarossa. La bellezza e l’eleganza del Duomo erano così perfette da ospitare il matrimonio tra Guglielmo II, principe normanno di origini siciliane, e la principessa Giovanna, sorella di Riccardo Cuor di Leone.
Oggi resta ben poco di quel posto tanto magico – incantava chiunque lo vedesse – quanto sfortunato: incendi, terremoti e speculazioni umane (a partire dal rogo del 1294) lo hanno fortemente danneggiato. Ma la sua bellezza resiste e vive, a partire dai portali gotici, che offrono un prezioso spaccato della vita quotidiana del tempo, fino all’altare maggiore, ornato di pietre dure, e alle cappelle e ai monumenti funerari intitolati a personaggi di spicco della Messina medievale.
Da non perdere, inoltre, il tesoro del Duomo, e soprattutto il suo pezzo più pregiato: la Manta d’Oro, realizzata in purissimo oro nel 1668 dal celebre orafo fiorentino Innocenzo Mangani.

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Via Giuseppe Garibaldi, 111, Messina, ME, Italia 9.22 km

Il raffinato sfarzo dei mercanti catalani

Bella e suggestiva chiesa d’impianto normanno, con forti influenze bizantine e arabe. Una delle massime espressioni dell’arte siciliana medievale. Venne edificata nel XII secolo come Cappella reale e poi ebbe tante vicissitudini. Gestita dai padri teatini e in seguito dai domenicani, alla fine del 1400 fu ceduta alla Confraternita dei mercanti catalani, dalla quale prese il nome. La Sicilia faceva parte della “rotta delle isole” e i ricchi spagnoli avevano una fiorente comunità in riva allo Stretto. Da quel momento, e nei due secoli successivi, la chiesa fu abbellita e impreziosita con opere d’arte, alcune delle quali attualmente custodite nel Museo regionale della città e nel Museo di Capodimonte. Come si presenta oggi, l’edificio è a una quota più bassa rispetto al livello stradale, perché, dopo il 1908, la città nuova sorse sullo strato di macerie. All’interno, particolare attenzione all’icona della Madonna della Scala con rivestimento argenteo, al crocifisso nero del XV secolo e alla tela dell’Immacolata del 1608.

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Via Oratorio San Francesco, Messina, ME, Italia 9.23 km

Cinque secoli di storia del modo di fare la guerra

Com’è cambiato il modo di difendersi e di attaccare? Quali differenze tra l’arte della guerra in Europa e quella americana o islamica? E come si andava a caccia un tempo? Le risposte si trovano in questa interessante esposizione con centinaia di armi che fanno parte di una collezione privata, considerata una delle più ricche al mondo. Un viaggio attraverso cinque secoli di storia documentata. La rassegna è allestita nell’ambito del Museo delle armi antiche, in alcuni locali della sede della Città metropolitana, ex Provincia. A raccogliere questi cimeli, da circa cinquant’anni, è un docente animato da grande passione, Gaetano Ori Saitta.
Vedremo armi da fuoco pesanti e leggere, “bianche” da getto, da asta, a lama lunga e corta, ma anche capi d’abbigliamento militari e oggetti utili alla difesa passiva. Cannoni, fucili, pistole, archibugi, pugnali, spade, alabarde, usati come strumenti bellici o per parate militari. Antica tecnologia, ma pure, in alcuni casi, bei pezzi di accurato artigianato artistico da ammirare.

Via Dina e Clarenza, Messina, ME, Italia 9.29 km

Quando la Madonna, in soccorso di Messina, deviò con le mani le frecce dei francesi

Era il 1282 e i messinesi erano insorti contro lo strapotere e l’insolenza dei francesi. Erano i Vespri siciliani, insomma.
E la Madonna delle vittorie apparve nel luogo in cui infuriava la lotta e in cui oggi sorge il Santuario di Montalto: una dama bianca, che con le mani deviava le frecce nemiche e con le vesti copriva le mura di Messina, rendendole invisibili ai soldati francesi. La leggenda racconta ancora che, poco dopo il prodigioso evento, Maria apparve in sogno a un frate, Nicola, chiedendogli di fare sorgere proprio lì un luogo di culto a lei consacrato. Il giorno seguente, a mezzogiorno, il fraticello convocò le più alte cariche cittadine, e una colomba, con il suo volo, delimitò il terreno, che venne poi acquistato dal Senato messinese. Una leggenda così impressa nella memoria collettiva da essere ricordato nel campanile del Duomo con un quadro semovente.
Nel 1295 la chiesa fu aperta ai fedeli e si diffuse il culto della Madonna di Montalto, ma nel 1908 il terremoto distrusse l’intero complesso, poi completamente ricostruito.
Dal santuario, visibile da ogni parte della città, si gode di una vista mozzafiato, ma da ammirare è anche lo splendido crocifisso cinquecentesco miracolosamente (è il caso di scriverlo) rinvenuto dopo i crolli del terremoto.

Museo-di-Cultura-e-Musica-popolare-dei-Peloritani-2.jpg
Via Basiliani, villaggio, 98153 Gesso ME 12.65 km

Uno scrigno di saperi e di suoni millenari

Nel suggestivo e antico casale di Gesso, sui monti Peloritani, si trova uno spazio museale che documenta la cultura popolare del territorio agro-pastorale: tradizioni, lavoro, feste religiose e profane, giochi. Uno spazio etnografico interdisciplinare, che custodisce beni materiali e immateriali, patrimonio da valorizzare. Sono esposti ciaramedde (zampogne), friscaletti (flauti), tammuri e tammureddi (tamburi e tamburelli), marranzani, brogne e trumme (trombe). Di particolare interesse è il laboratorio, dove i ragazzi apprendono le tecniche di realizzazione delle zampogne e dei flauti di canna. Un ampio spazio è dedicato alla documentazione fotografica del villaggio cittadino, dal punto di vista architettonico, artistico ed etnoantropologico. C’è pure una raccolta di Pupi siciliani. E una sorpresa, le maschere della rappresentazione popolare con giochi pirotecnici detta U cavaduzzu e l’omu sabbaggiu.

Viale Africa, 12, 95129 Catania, CT, Italia 94.1 km

Storia del cinema e antiche mappe nell’ex stabilimento industriale

Dopo un’operazione di riqualificazione dell’area delle raffinerie di zolfo – estratto dalle miniere dell’entroterra siciliano – in prossimità della stazione e del porto, i camini per la dispersione dei fumi provenienti dalle fabbriche sono diventati ciò che oggi è il centro fieristico polifunzionale Le Ciminiere. Questo prezioso esempio di archeologia industriale ospita anche alcune mostre permanenti, come il museo dello Sbarco in Sicilia del 1943, che racconta la storia del secondo conflitto mondiale in Sicilia attraverso fotografie d’epoca, registrazioni, riproduzioni in scala e reperti; quello del Cinema che – partendo dallo sviluppo tecnico fino all’evoluzione stilistica – racconta l’invenzione della settima arte. Affascinante anche la mostra permanente di carte geografiche antiche della Sicilia/Collezione La Gumina, con oltre 140 cartine databili dal XV al XIX secolo, portolani e atlanti tascabili.

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